Quello che posso … che voglio augurare
è che l’onda vi colga cambiando, insieme a voi,
l’intorno e il dentro
perché nulla si muta quando l’anima tace.
Vi sia propizio il passo e che s’impari
sì dal bello ed il brutto così come il difficile
che è comunque sempre quel che ci tocca
che in ogni passo fatto noi cresciamo
Che lo spirito vostro cerchi gioia
guardi passando e nel frattempo viva
Quel che vi voglio dire è Buona Vita
che dell’augurio rituale da me farete senza
Quel di cui sto scrivendo è un altro anno
qui, sulla porta e lo vivremo insieme
cercando sempre il nuovo … il bello ed il civile
si che l’umanità s’appresti a un altro passo
 
 

Sono stato a lungo incerto sullo scrivere questo testo, non amo in modo particolare l’orgia festiva di questi giorni inventati, ad arte, per implementare il consumismo.

Poi ho pensato che non è sempre stato così e che al di là dell’ipocrisia catto-calvinista-luterana esiste una sacralità antica in questi giorni.

Qualcuno disse che “il tempo non e diviso, continua a scorrere”; ne sono assolutamente convinto, ma è pur vero che l’umanità ha sempre cercato di scandirlo con momenti particolari e ricorrenze. Esse in fondo si equivalgono qualsiasi sia il pretesto religioso per il quale vengono celebrate. È la celebrazione, quindi, l’espressione del bisogno spirituale più che non l’immagine di utilità che viene elevata a figurazione del divino. È l’esigenza di  l’elevazione il bisogno. L’immanenza.

Ed allora diviene chiaro il motivo per cui esiste un attacco così inverecondo ed insistente all’area di questo bisogno, perché proprio in quel non-posto si realizzi l’insistenza d’ogni forma di potere, perchè il falso dio denaro colpisca con il consumismo compulsivo proprio lì.

Chi mi legge sa che non vi è alcuna nostalgia dei bei tempi andati in quel che scrivo e la parodia di cordoglio che monta artificiosamente sulla scomparsa di Ratzinger (Benedetto XVI) è tutta lì a dimostrare il pericolo, anche per le presunte aree del dissenso e della spiritualità ritrovata, di questa nostalgia stolta.

Sono convinto che la spiritualità debba evolvere creando nuove ipotesi ed immagini, riferendosi solo occasionalmente alle acquisizioni del passato… lì c’è solo l’invenzione della nostra miopia spirituale.

Però sono anche convinto che sia snobismo intellettuale il rifiutare l’idea della celebrazione e della gioia festiva… qualsiasi sia il prestesto per la quale essa viene messa in campo.

Quindi Auguri e con la poesia che apre questo articolo (tratta dal mio blog, quindi mia)cerco di dirvi proprio questo.

BUONA VIT