Qualsiasi sia l’opinione sulla “Rivoluzione Culturale cinese” esiste al suo interno un’esperienza che va citata e che la caratterizza: quella dei “Medici Scalzi”.

Un’esperienza che ha modificato il pensiero che si andava via , via occidentalizzando, che ha cambiato il modo in cui “il bene comune” salute veniva concepito in Cina.

Un’esperienza che avrebbe dovuto superare il confine, pur molto vasto, della Cina stessa. Purtroppo essa fu poi riassorbita dalla forma stato, centralizzata e sottoposta al controllo totale del partito tipico dell’involuzione del comunismo cinese.

In cosa consisteva? Nel ribaltamento sostanziale del rapporto medico-paziente, non più l’utente che cerca la struttura ma l’esatto contrario la struttura che si avvicina all’utenza. Ricordando, in qualche modo, l’esperienza del volontariato nei paesi in via di sviluppo (cosa che la Cina, con la sua esperienza e civiltà millenaria non è mai stata). Vi è inoltre un’altra caratteristica fondamentale i “medici scalzi” contribuirono con la loro “missione” nell’immensità del mondo rurale cinese al recupero della tradizione dell’antica sapienza della loro medicina, più avanzata e dedicata alle cause di un malessere di quanto la presunta sapienza occidentale sia mai stata. Questo avveniva proprio per la “filosofia” postulata assolutamente diversa.

Infatti, pur nella burocratizzazione dell’esperienza lo spostamento ed il ritorno alla tradizione orientale e l’allontanamento dallo scientismo occidentale è rimasto (quantomeno sino al disastro, vero o presunto, falsificato più o meno dalla narrazione mediatica della pandemia).

L’esperienza del medico che va dal malato e lo cura, parlando un linguaggio condiviso e comprensibile, seguendolo, conoscendolo ed accompagnandolo è quasi del tutto perduta, dimenticata… artificiosamente omessa nella cultura occidentale.

Il Medico scalzo che “appartiene e condivide e soprattutto cura.” un tessuto sociale, come pesce nell’acqua, oggi è pura utopia qui d noi. Il medico di base, sempre più burocrate e propaggine del proprio computer-ricettario, sempre meno si dedica alla cura e sempre più diviene un impiegato delle multinazionali del farmaco.

La centralizzazione sempre più mastodontica e privatizzata della sanità occidentale umilia e disprezza la diffusione territoriale, limitandola a forme di assistenza sempre più costose e limitata alla somministrazione di farmaci, quasidel tutto incapace di curare e sicuramente non dedita all’individuazione delle cause, ma piuttosto alla gestione dei sintomi.

Qualunque cosa si pensi, lo ripeto, dell’esperienza cinese quella dei medici scalzi dovrebbe divenire la base d’una pratica diffusa e l’ossatura della medicina territoriale… già ma qui siamo in una colonia USA ed è tutta un’altra cosa.