Ieri sera, “rimuginando” un pochino sulle varie idee artistiche che mi sono venute nel corso del tempo, e che per un motivo o per un altro ho lasciato in sospeso / accantonato, e sondando, in generale, i ricordi, mi è tornata in mente una possibilità che ho contemplato svariati anni fa. E ho deciso di metterla in atto senza indugio, ‘sta volta. L’idea è semplice : affiancare oggetti, immagini, volendo (non è questo il caso) paesaggi apparentemente scollegati tra di loro e creare con questi elementi dei simboli, o dei “mandala” laici di oggetti utilizzati nella Vita di tutti i giorni, magari un po’ particolari, dal valore affettivo e/o simbolico. Foto di questo tipo, nella mia idea, potranno essere anche associate a delle poesie, o sviluppate su carta, come facevano gli “antichi” ed inserite in dei collage di trash / pop art che di quando in quando mi diletto a fare. Per questa prima volta in cui pongo in atto l’idea condividendola pubblicamente, mi limito a dare dei titoli alle foto poetico-visive (come mi piace chiamarle) ed una breve spiegazione. Premetto però che difficilmente, almeno in questo caso, la spiegazione sarà completa, per il semplice fatto che non riesco a spiegarmi, neanche tra me e me, a livello conscio, TUTTO quello che con questo accostamento di simboli e colori intendo esprimere – e se anche tentassi di cimentarmi nell’impresa, rischierei di scrivere dei “papiri” che poco avrebbero a che vedere con l’esperimento in questione, cioè “fissare” in immagine il Valore Simbolico istintivamente captato in degli oggetti ed il Senso, sostanzialmente indicibile, che accostando ad istinto tali oggetti, i loro colori e le loro forme percepisco senza appunto poterlo spiegare a parole. Come ho detto prima, se con gli amici di Quanta Radio decideremo di ripetere l’esperimento istintivo in maniera meno istintiva e più “sviluppata”, alle foto potrei abbinare delle poesie (e/o contestualizzarle in collage o altro). Concludendo queste righe di spiegazione ricordo che una volta, in maniera parimenti istintiva, sono andato sul sito internet di un amico fotografo / videomaker ed ho scritto di getto circa una decina di poesie ispirate da altrettante sue foto e gliele ho inviate via e mail. Ne fu molto felice, ma l’idea di fare una piccola mostra unendo i testi poetici alle foto non ebbe seguito perché nella situazione contingente di allora non era un’idea facilmente promuovibile.
Detto ciò, ecco una breve spiegazione delle tre foto/poesie visive (o poesie di simboli tridimensionalizzati anziché di parole).

 

 

 

1) SPRAZZI D’ANALGESIA MAGRITTICA

Come faccio quando realizzo (abbastanza saltuariamente all’oggi) collage o istallazioni di trash / pop art, ho preso ad istinto degli oggetti circostanti alcuni dei quali sarebbero dovuti finire nella pattumiera, una scatola vuota di un farmaco, una bottiglia di tempera fuxia inutilizzata da anni, un accendino raffigurante un gatto “psichedelico” acquistato di recente e rimasto appoggiato su una mensola senza essere mai stato utilizzzato ed altro. L’istinto di unire colori è il mordente dell’unione di oggetti e per questo, ho (forse impropriamente) scomodato Magritte, perché creando un “mandala laico” di oggetti spruzzandovi sopra tempera fuxia intenso ho cercato di rivivere per un attimo l’emozione che provo quando osservo l’intensità di colore che il pittore belga ci dona (assieme alle forme metafisiche e surreali senza pari), o quando semplicemente ci ripenso. Analgesia è semplicemente riferibile alla scatola di un medicinale composto da principi attivi antidolorifici/antinfiammatori.

 

2) ANTIDOTO AMOREVOLE ASSOLUTO

Dalla farmacopea allopatica, l’istinto mi ha portato a chiamare in causa la farmacopea naturale cinese. Ho ritrovato una confezione vuota di un integratore alimentare dalla tradizione millenaria, un estratto di Fungo Reishi, considerato una delle possibili panacee, dall’Antica Medicina Cinese, appunto. Ho abbinato alla confezione vuota una “macchinina” con cui giocavo da bambino, la miniatura di un autobus londinese, con cui prima di me ha giocato mio padre, nella sua infanzia. Si tratta di un vero e proprio pezzo d’epoca, un “amuleto laico”, l’idea dell’antidoto universale è ovviamente mossa dall’inclusione del richiamo alla medicina tradizionale d’oriente, ma anche da delle mie riflessioni ed esperienze passate che non reputo il caso di spiegare più di così, almeno per ora.

 

3) BOLLE DI PENSIERO CONGREGANO/AGGREGANO L’ESISTENZA

Quante discipline spirituali, filosofiche e scientifiche (appunto, la fisica quantistica, a proposito di Quanta Radio) ci svelano che la Vita e la Materia sono congregate dal pensiero? Ho notato su una mensola un pallone gonfiabile di plastica trasparente raffigurante un mappamondo, e l’oggetto mi ha suggerito immediatamente l’idea. Ho aggiunto su di esso un libro di Marinetti acquistato sul finire dell’anno scorso presso una mostra futuristica alla quale ho avuto il privilegio di poter andare a Palazzo Zabarella, Padova, durante un viaggio di lavoro in Veneto, nel tempo libero, riproduzione del testo originale del 1914 volutamente edita quanto più possibile uguale all’originale (ad esempio, oltre al prezzo in Euro la retrocopertina reca anche il prezzo in Lire dell’epoca, tre Lire, per la precisione). In questo caso, ho ben presente il perché della scelta dell’oggetto: sebbene abbia scritto poesie ispirate al futurismo poche volte e parecchio tempo fa, e sebbene non mi senta un gran seguace del genere (per quanto lo apprezzi), né come artista né come pubblico, inserirlo nella foto vuole indicare che, pur rifacendomi a dei generi artistici di altro tipo, a volte sono mosso da una istintività forse virtualmente simile a quella che mosse alcuni futuristi (ed altri avanguardisti) quando si lanciarono in imprese impensabili, per la loro epoca.