Ho intenzionalmente linkato e “recensito” una parte tanto coincisa, quanto atrocemente veritiera, reperita in un breve video su YouTube, estratto del capolavoro di un immortale Volonté, “Sbatti Il Mostro In Prima Pagina” (1972), diretto da Marco Bellocchio, anziché recensire senza virgolette il film nella sua interezza (anche se nel corso dell’articolo farò notare dei dettagli curiosi), comunque disponibile, in più di un canale, nella medesima piattaforma sociale.
La mia scelta è stata dettata dal fatto che l’estratto di cui parlo in questa sede è uno dei climax più tragicomici e autentici dell’intero film. Consiglio a chi fosse interessato di cercare anche altri video brevi: se ho parlato di climax al plurale, quando si presuppone che di climax ve ne sia uno, c’è un motivo, infatti
In “Sbatti Il Mostro In Prima Pagina” (1972), Gianmaria Volonté interpreta il ruolo di un alto responsabile d’un noto quotidiano italiano, all’epoca “immaginario” (ma forse già immaginato, mi sorge il dubbio), “Il Giornale” che, come per magia, sarebbe diventato realmente esistente dal 1974; fino al 1983, si sarebbe chiamato in maniera leggermente diversa, “Il Giornale Nuovo”, poi divenne “Il Giornale” e basta. Interessante è notare come la testata, nel film, non solo si chiamasse profeticamente con il suo nome più corto adottato dal 1984, ma anche come recasse un logo relativamente simile a quello che il quotidiano di Montanelli avrebbe adottato. Magari è una coincidenza, ma l’osservatore acuto potrà notare, nei primi minuti di film, tre loghi diversi dello stesso nome eponimo, su una parete della sua sede, uno dei quali è IDENTICO a quello adottato quando questo storico pilastro dell’informazione nostrana passò dal film alla realtà prima, e dal nome d’esordio al nome attuale poi.
PRIMA DI ANDARE AVANTI, RICORDO CHE STA AL BUON SENSO DEL LETTORE CAPIRE CHE LE MIE RIFLESSIONI NON SONO UN ATTACCO AD UNA TESTATA GIORNALISTICA PIUTTOSTO CHE AD UN’ALTRA – STO “SOLO” RICORDANDO QUANTO “IL QUARTO POTERE”, SE PROSCIUGATO DI ONESTA’, AUTONOMIA, ETICA ED UMANITA’ POSSA DECIDERE DEL DESTINO DI INDIVIDUI INNOCENTI E DI INTERI POPOLI, CREANDO MITI DISTORTI O BRUTALIZZANDO ESISTENZE. Chissenefrega se suona banale, perché questo è quel che è accaduto milioni di volte.
Tornando al film: senza mezzi termini, lo definirei una coltellata all’addome, questo pro-memoria cinematografico degli effetti che la più totale assenza di scrupoli e di empatia comportano sulla realtà tutta e sulle storie individuali – nella realtà, non in una storia romanzata o in una fiaba. L’eloquente, inquietante titolo, sicuramente non fa presagire niente di buono . . . la sua visione completa può lacerare sottilmente l’Anima, anche ore o giorni dopo la sua visione.
L’attore milanese, nei panni (citando testualmente come si autodefinisce) “del responsabile di uno dei più qualificati giornali italiani”, vede lui e alcuni suoi colleghi senza scrupoli intenti a far passare come capro espiatorio di un crimine a sfondo erotico / passionale (leggi : stupro seguito da omicidio) un giovane elemento vicino alla politica sovversiva della sinistra radicale, per un motivo ben preciso a dir poco raccapricciante. Il film sembra romanzare un’epoca storica nella sua interezza, un’epoca che non si è ancora conclusa ma che, semplicemente, ciclicamente cambia le modalità di imbiancamento dei sepolcri. Il personaggio incriminato, parlandone come di una persona reale, magari è realmente incline al vandalismo e ai tafferugli, oltre che alla lotta di classe MA,ANCOR PIU’, E’ LONTANO ANNI LUCE DAL POTER COMPIERE GESTI ATROCI DEL GENERE (a maggior ragione per motivi non certo ideologici ed in ambiti non certo ideologizzati). I giornalisti ed altri elementi di “potere” hanno bisogno di sbattere un colpevole in prima pagina in primo luogo per dimostrare l’efficienza della legge e dell’informazione: il film infatti si svolge in un clima elettorale imminente. E la colpevolezza di un sovversivo beneficerebbe il risultato auspicato, contribuendo ad influenzare l’opinione pubblica, priva di idee proprie ed amor proprio, verso un voto “conservatore”. Niente di meglio dunque di un “mostro” appartenente a forza politiche nemiche dello status quo.
Se, per onestà intellettuale, ammettiamo che all’epoca E’ VERO che il mondo dello spettacolo esigeva, come dice anche Gaber, elementi e storie di sinistra (post-Stalin / proto-radical chic) – quant’è vero che la cosa è stata resa un cliché da parti politiche avverse, e strumentalizzata come scusa per abbassare il livello medio della cultura e dell’arte inquinandola con una tossica mediocrità contenutistica ed estetica turbocapitalista/post-fascista – potremmo notare che, almeno in una certa misura, il personaggio criminale intrepretato dal Volonté è stato in qualche modo ideologizzato “in male”, contestualizzato com’è in un fetido, viscido background, circondato da attori parimenti di alto livello, alle prese con l’interpretazione di elementi parimenti degradati e degradanti. MA AL DI LA’ DI OGNI STRUMENTALIZZAZIONE IDEOLOGICA DI PARTE, LA REALTA’ RAPPRESENTATA QUELLA ERA E QUELLA E’.
E, allora come oggi, in un film come nella realtà, vediamo nel corso della storia personaggi più dignitosi, o comunque più veri, subire insulti, ricatti, falsissime adulazioni, doppi standard – tipo un giornalista dotato di una vera etica che tenta di tenere testa all’ordine di connivenza omertosa, quando scopre che stanno rovinando la Vita ad un ragazzo di vent’anni, con un coraggio che DESIDEREREI VEDERE MOLTO PIÙ SPESSO, ALL’OGGI, TRA GLI ADDETTI ALLA STAMPA, NEL MONDO REALE ATTUALE, E NON SOLO IN UN FILM USCITO DECENNI E DECENNI OR SONO.
Oppure, ci imbattiamo in una teste sofferente di problemi neuro – psichiatrici, che in un primo momento ha testimoniato contro l’indiziato per via di una delusione sentimentale da lui avuta, imbambolata e sedotta dal giornalista affinché testimoni, che poi, quando si accorge di cosa ha fatto, si mostra desiderosa di rettificare la testimonianza errata, rilasciata appunto in un momento di nevrosi e dolore, ma viene da lui convinta a non farlo, con un’alternanza di minacce-peggio-che-mafiose, e viscide manifestazioni di comprensività e dolcezza false come Giuda.
Il video qui condiviso (“Sei una cvetina” : https://www.youtube.com/watch?v=ds3TaUFjIj4 ), tuttavia, non riguarda né momenti di viscida connivenza tra sciacalli “giornalistici” e maiali assortiti, né gli sprazzi di Coscienza e Dignità dei pochi personaggi che ne sono muniti.
Virtualmente, questo spezzone, “immortala” qualcosa anche peggiore. Vediamo l’attore nei panni dell’alto papavero giornalistico con la moglie e il figlio in salone, mentre guardano un programma televisivo di cui lui è co- protagonista. Inizialmente la moglie esorta educatamente il figlio a seguire la trasmissione per rispetto al padre. Quindi fa dei complimenti (piuttosto banali) al marito, complimenti da lui palesemente non voluti e non apprezzati. Non avendo ricevuto risposta, la moglie pronuncia una frase qualunquista tipica delle masse smaniose di sfogarsi contro qualche capro espiatorio accuratamente pre-confezionato, sull’imputato che Volonté sa bene essere non colpevole. Dice che non è stupita dal fatto che “di giorno facesse il rivoluzionario e di notte il porco e l’assassino”. La cosa, come si dice in neo – lingua, “triggera” il giornalista, già visibilmente nervoso. Inizia a dirle, acido e inferocito, che è peggio lei dei “fessi che leggono il giornale come fosse il Vangelo”, che sembra la moglie di uno statale, che dalla moglie di un elemento altolocato di uno dei principali quotidiani nazionali dell’epoca “ci si aspetterebbe una mentalità un pochino più evoluta di quella del suo lettore medio”, e altri insulti a raffica. LA VIOLENTA SFURIATA CULMINA NEL DIRLE CHIARAMENTE CHE IL MONDO VA IN MODO TALE PER IL QUALE C’È SPESSO UNA DIFFERENZA MARCATA TRA QUELLO CHE SI PENSA E QUELLO CHE SI DICE.
E mi viene una riflessione di raffronto con un passato più recente.
Paradossalmente, la campagna mediatica spietata del 2021 – 2002 contro chi ha sollevato dubbi e obiezioni verso i dettami della scienza ufficiale e la narrativa imperante HA PORTATO UNA PARTE DI POTERE A RETROCEDERE AD UN’INGENUITA’ BAMBINESCA CON L’ISTERIA DI ADULTI STRESSATI E / O FRUSTRATI – smettendo di tenere presente quella regola dell’ipocrisia di sopravvivenza sbraitata in faccia dal Volonté giornalista alla moglie, nel film.
I giornalista maggiormente senza scrupoli del 1972 (o del 2019) sapevano bene che c’è una differenza tra ciò che si pensa e ciò che si dice, e si sono quasi sempre regolati di conseguenza. Ma, durante il periodo sopra indicato, abbiamo visto elementi portavoce del pensiero unico (o auspicato come tale dall’interesse di strutture SIA PUBBLICHE CHE PRIVATE) non operare più tale distinguo e accusare, minacciare, insultare come non ci fosse un domani. Il fatto che degli emeriti signori nessuno abbiano potuto definire un certo luminare del ventesimo secolo “un vecchio rimbambito” – poco prima che morisse di crepacuore (e/o di armi non convenzionali – che sono una realtà ammessa anche, tra i vari, da alcuni elementi di CIA, FBI e NSA, non mera fantascienza) – e amenità del genere NON SI ERANO MAI VISTE. Davvero: il giornalista irakeno che tira una scarpa in faccia ad un presidente americano è uno sfogo del dolore accumulato sotto le bombe (e non avrebbero dovuto fargli fare neanche un giorno di prigione!), ma dare del vecchio rincoglionito allo studioso che ha scoperto l’HIV e che stava cercando un VERO vaccino per tale patologia, o insultare altri elementi di alto e rispettabile livello o appartenenti alle fasce più deboli della popolazione (anche dagli stessi portabandiera del p.c. da salotto) E’ QUALCOSA CHE NON SI ERA MIA VISTO.
Ricordi di quel che è successo allora trovano dentro di me, soggettivamente, un virtuale punto di raccordo e di chiusura con il momento dello spezzone in cui Volontè dà della cretina alla moglie con evidente odio, tre volte di seguito. Anzi, della “cvetina”. Con un “r moscia” nobiliare odiosa. Visto che viviamo in una epoca in cui basta poco per essere definiti discriminatori, anche solo definire QUELLA PECULIARE “r moscia” odiosa, potrebe essere “body shaming” ( pur non essendolo stato il “vecchio rimbambito” rivolto al grande medico francese), mentre mi avvicino alla chiusura specifico che io per primo ho la “r moscia”. A volte piuttosto marcata, a volte quasi del tutto assente. A seconda della salivazione del momento, della temperatura ambientale in cui respiro, di quanto fumo, se posso ( o devo) entrare in dettagli personali, per non rischiare di urtare la sensibilità di qualcuno.
Detto ciò, “godetevi” questo cazzotto allo stomaco, il video “Sei una cvetina” dalla durata inferiore ai due minuti. Il film intero secondo me va visto PER NON RIPETERE GLI ERRORI DEL PASSATO. E per dovuto rispetto ai geni e alle genie che hanno reso l’Italia una fucina di creatività, arte e cultura, nonostante tutto. Ma mi rendo conto che può veramente essere un abbraccio di filo spinato virtuale, per l’inconscio e per la mente conscia.
Paolo Assurdo Paoletti