Il governo degli Stati Uniti ha approvato, con schiacciante maggioranza bipartisan, “rep” e “dem”, una proposta di legge per contrastare l’uso dei prigionieri di coscienza cinesi – nella fattispecie, i praticanti di Falun Gong – come “banca degli organi” viventee il mercato che ne consegue
Il Qi gong o Qigong (pron. Ci Cung), in estrema sintesi, può essere descritto come una disciplina frutto dell’unione di conoscenze derivanti da aspetti di alcuni retaggi filosofici, di medicina tradizionale e di arti marziali cinesi, la cui pratica si pone in atto come un insieme di tecniche di respirazione eseguite in coordinazione con dei particolari movimenti del corpo unite a delle modalità meditative.
Il termine si può tradurre come “maestria del Qi”, laddove il Qi, sempre in estrema sintesi, indica i vari flussi di interazione e scambio energetico tra individuo ed ambiente esterno, cielo e terra, nonché i vari flussi materiali, energetici, informativi interni al corpo umano.
La pratica del Falun Gong, altrimenti detta Falun Dafa, è una disciplina spirituale cinese che unisce la Pratica dei Principi di Verità, Compassione e Tolleranza (Zhen Shan Ren) con esercizi, appunto, di Qi Gong e con la Meditazione. Si configura come una Pratica di Retaggio Buddista scevra da gerarchie pre – stabilite e rituali strettamente codificati.
Secondo Wikipedia, si hanno notizie del suo insegnamento pubblico in Cina a partire dal 1992, nell’area nordorientale, ad opera del Maestro Li Hongzhi. Inizialmente, le autorità avrebbero dimostrato tolleranza ed approvazione nei confronti della pratica, ritenendo i suoi aspetti correlati al Qi Gong benefici per la salute, ed i suoi principi di comportamento etico benefici per il substrato sociale. Dal 1996, tuttavia, le stesse autorità (o una loro parte) hanno iniziato a percepire tale disciplina come una minaccia per lo status quo vigente, e dal 1999 in poi è iniziata una campagna di criminalizzazione e screditamento su base nazionale, che ha esposto i praticanti (come testimoniano varie associazioni per la difesa dei diritti umani) ad episodi di persecuzione e di danneggiamento a dir poco grotteschi, dalla detenzione illegale alle torture alla rieducazione forzata psicologica /psichiatrica e culturale.
All’inizio della seconda metà dei 2000, indagini indipendenti hanno portato alla raccapricciante scoperta del fatto che i prigionieri di coscienza praticanti il Falun Gong sarebbero stati usati come ”banca degli organi” vivente.
Le prime denunce pubbliche rilevanti di tale atroce pratica sono pervenute dal quotidiano statunitense “The Epoch Times”. Purtroppo, anziché venirsi a creare una risposta coesa e ragionevolmente estensiva da parte di tutto il mondo (che si considera) civile, dai mezzi di informazione alle realtà associazionistiche a 360°, alle singole individualità teoricamente coscienti e volenterose, si sarebbero sollevate delle polemiche in quanto la testata è considerata vicina ad una parte di destre estreme. Ad una successiva e più approfondita indagine però (portata avanti da elementi che hanno preferito, per ovvie ragioni, rimanere nell’anonimato o nel semi – anonimato), è risultato che il giornale non ha alcunché di estremista tout court, e che tra le sue schiere si annoverano anche presenze moderate, centriste, tra cui praticanti di Falun Gong (che secondo Wikipedia sarebbe praticato in settanta paesi oltre alla Cina, ma i luoghi in cui è effettivamente presente potrebbero essere di più), e (a scanso di sospetti circa la presenza di suprematisti bianchi) persone di diverse etnie.
Personalmente, reputo a dir poco indisponente l’atteggiamento di quanti hanno dato priorità alle tendenze politiche del quotidiano in questione e non al grottesco abuso in sé per sé Oltretutto, Li Hongzhi avrebbe sempre esortato i praticanti a tenersi lontani dalla politica, o comunque a non farsi assorbire più di tanto. E immagino che sia stata anche / prevalentemente questa visione, e la assenza di gerarchie come scelta funzionale alla custodia della purezza della disciplina, a provocargli problemi da parte delle autorità.
Lo stesso quotidiano The Epoch Times, il 27 marzo 2023, ha annunciato che la Camera ha approvato a larga maggioranza (bipartisan, rep e dem) un disegno di legge per contrastare il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza, che si pone come prima misura legislativa statunitense non simbolica per contrastare una pratica del genere.
Il disegno di legge è denominato “Stop Forced Organ Hervesting Act 2023”, ed il testo è leggibile pubblicamente presso il sito ufficiale del Congresso https://www.congress.gov/bill/118th-congress/house-bill/1154. E’ stato approvato con 413 voti favorevoli e 2 contrari. Citando testualmente dall’articolo del quotidiano: “(il disegno di legge) mira a sanzionare chiunque sia coinvolto nel macabro atto e richiede che il governo riferisca annualmente su tali attività che si svolgono in ogni paese straniero”. L’equivalente senatoriale della proposta di legge è stato guidato da più di una dozzina di senatori, bipartisan rep e dem (personalmente, sarei curioso di sapere le posizioni dei partiti minori in merito, ma ovviamente è prioritario risolvere il problema in primo luogo). “Questa è un’atrocità, questo è un crimine contro l’umanità – ha dichiarato il rappresentante Chris Smith, principale sostenitore del disegno di legge, sempre riportando testualmente dall’articolo – ed è un crimine di guerra, perché questa è una guerra contro persone innocenti in Cina, e ( . . . ) coloro che si impegneranno volontariamente in questo saranno ritenuti responsabili”. Ha chiaramente sottolineato la severità delle pene con un’enfasi che di solito, onestamente, mi indispone. Sarà retorico, ma è anche a mio avviso doveroso sottolineare che di principio sarebbe meglio investire nella prevenzione anziché nella repressione. Ma in questo caso si parla di qualcosa d’estremamente grave.
La questione tra l’altro, mi fa tornare in mente l’ostilità che la possibilità di creare organi tramite le cellule staminali ha incontrato al tempo. Non ricordo quale fu la reazione media statunitense rispetto a ciò. E non ho le competenze necessarie a poter fornire un parametro medico – scientifico obiettivo, per stabilire se i benefici potenziali siano maggiori o minori rispetto ai rischi di effetti collaterali. Quel che trovo biasimevole, è il modo in cui la questione venne posta, da una parte di organismi di potere e di opinione pubblica nostrana, cioè in modo moralistico piuttosto che scientifico. Visto che tanti chiamano in causa le competenze della e sulla “scienzah!”, quando il dibattito verte su tematiche inerenti la salute, io riconosco apertamente che, in materia di cellule staminali, non ho conoscenze sufficienti per poter dare un’opinione attendibile in merito (perché non sono uno “scienziatoh!”). Lo stesso però, sarebbe stato e sarebbe tutt’ora auspicabile anche da parte di quanti, per moralismi aprioristici, hanno bocciato l’idea (forse precludendo ad un certo numero di persone di poter ricevere le cure di cui avrebbero avuto bisogno – e di porre un serio freno al traffico di organi a livello mondiale).
Paolo Paoletti aka Assurdo