1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.

3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Queste sono le tre leggi Asimoviane della robotica che “ordinano” l’uso delle Intelligenze Artificiali. Un esempio di ordinamento etico-moralein un campo dove l’umanità si sta avventurando.

Tali leggi impedirebbero, per esempio l’uso della robotica per la guerra, per la prevaricazione, per il controllo (sebbene quest’ultima affermazione non sia del tutto reale).

In qualche modo, se usate da una umanità cosciente e spiritualmente matura le I.A. Potrebbero contribuire ad un passo verso un “Mondo Migliore”

Certo dovrebbero essere accompagnate da logiche molto diverse da quelle che vigono nel nostro pensiero filosofico, da una umanità diversa da quella che c’è.

È possibile? Lo sarebbe se… e qui si sconfina nell’utopia. D’altra parte senza il pensiero utopistico in realtà non esisterebbe il pensiero. Sarebbe l’appiattimento del pensiero unico (dove l’ho già sentita questa frase?).

Quel che potrebbe e quello che realmente è è una speculazione annosa, millenaria, ma l’impossibilità di realizzare l’utopia non deriva dall’incapacità umana, bensì dal controllo esasperante e costante dei pochi sui molti. Non dai limiti, quindi, della natura umana ma dalla negazione, dall’occultamento, dalla cancellazione metodica ed educazionale di una fondamentale componente di questa natura.

L’attuale uso delle I.A., mostruoso per molti aspetti, non deriva quindi da un limite inelluttabile o da un pericolo incombente, ma da una impostazione a monte, dalle intenzioni umane, dall’uso che si vuole fare di questa tecnologia.

È, come spesso accade nell’avventura umana, una questione di potere e della sua perpetuazione ed ha radici profonde, che si perdono nei secoli se non addirittura nei millenni.

Certamente le I. A. in prospettiva potrebbero maturare sino a divenire “Autocoscienti”, smpre Asimov tratteggia con magistrale tratto, un gioco di prospettive e di possibilità, ma moltissimo dipende da come si imposta alla partenza, da quello che si vuole fare, da quello che si sceglie di fare e dal controllo che i molti eserciteranno sulla sete di potere dei pochi.

Alcune voci attribuiscono, strumentalmente, ai critici sulle I.A. Una forma di “conservatorismo retrivo”. Non è così! Tutt’altro è esattamente il contrario.

Quello di cui si parla è come sempre dedicato al “mondo delle intenzioni”, alle premesse, ai postulati di partenza… alla reclusione del potere nelle mani adunche dei pochi.

Quello che è e quello che potrebbe essere… siamo sempre lì e come sempre dipende dalle scelte con cui si affronta un passo. Ed è esattamente di questo che stiamo parlando.