É chiaro che ogni guerra ha origini da ragioni economiche e di potere, ogni analisi materialistica lo afferma ed è un’affermazione assolutamente realistica. Se questo è vero lo è, però, altrettanto che la “visione storica” che giustifica l’evoluzione di un popolo e quindi dell’umanità deriva, direttamente dal come questo popolo o questa parte di umanità si “vede”.

Questa visione è radicata nella storia di questo popolo o di questa parte di umanità ed ha humus e nutrimento nella sua religione. Il rapporto con il proprio Dio è fondamentale per l’individuo e quindi per la moltitudine per auto-giustificarsi sulla necessità inderogabile di distruggere l’avversario.

Tutte le incitazioni e le perorazioni,la morte stessa della verità, in tempo di guerra derivano da postulati che hanno connessione con questa affermazione.

Non è quindi “bigotto” affermare che molto di buono deriverebbe da un postulato teo-filosofico che ffermasse un divino complesso e non antropomorfo.

Dire: “Innumerevoli sono i nomi con i quali possiamo conetterci al Divino ed altrettante le strade che ci portano a Lui” è quindi un postulato di sostanza che non appartiene ad alcuna delle religioni organizzate, le quali, tutte, tendono ad affermare l’unicità delle verità presunte da loro affermate. Riducendo così il Divino ad uno strumento di potere.

Per contro affermare, confondendo, che la struttura di potere è compenetrata al concetto di divino è altrettanto strumentale e, sostanzialmente, una forma di accettazione delle regoledel gioco. È molto sciocco, negare l’immanente, perchè il potere usa le religioni come fonte e mezzo di controllo.

L’esempio più eclatante lo abbiamo davanti agli occhi con il conflitto fra Israele ed i Palestinesi (ma anche con ogni altro conflitto dei nostri tempi), intriso com’è di ragioni pseudo-religiose e di convinzioni a monte di priorità nel rapporto con Dio. Questo aspetto viene sempre negato dai sapienti laici e materialisti, che accampano ragioni economiche e geo-politiche, che, si badi, sono fondamentali, ma da sole non smuoverebbero l’ira della moltitudine. Sia negli israeliani che nei palestinesi il pretesto religioso è di somma importanza e deriva proprio dall’Unicità presunta del rapporto, entrambi affermano come unica verità la propria visione, così come fanno gli USA più profondi e non è un caso che i loro presidenti siano sempre impastati con la visione religiosa del loro bacino di appartenenza.

La ragione profonda è il dire che “IO SONO FIGLIO DI DIO… TU NON SO, FORSE DI MADRE IGNOTA E SATANA” e se grattate nel cuore d’ogni soldato, non troverete le ragioni geo-politiche dei pochi, padroni del mondo, ma queste stesse affermazioni.