(riflessioni in versi sul film “I Viaggiatori della Sera” di Ugo Tognazzi, 1979, ispirato dall’omonimo romanzo di Umberto Simonetta)

Ho dormito quasi fino al tramonto, oggi,
dopo non aver dormito quasi per niente, nella notte,
relativizzando il ritmo sonno – veglia come da decenni,
mi sono alzato ‘sta mattina
dal sottile confine tra
dormiveglia e sonno,
e mi sento come
uno dei personaggi
del film distopico
“I Viaggiatori della Sera”
di Ugo Tognazzi, classe 1979,
censurato non poco a suo tempo,
tratto dal romanzo omonimo
dello scrittore Umberto Simonetta,
edito da Mondadori tre anni prima
e oggi come oggi, dicono, fuori catalogo
(anche se sono convinto di poterlo trovare).
Mi sento come uno dei suoi personaggi
non riducibili all’indifferenza procedurale
del contesto rappresentato, specifico.
Non riesco ancora a ricordare
quale scienziato quantistico
o “esperto del settore” abbia detto
“se una realtà la puoi immaginare
vuol dire che esiste” . . . Reputo la cosa plausibile, in potenza o in sostanza,
almeno per quanto riguarda
il 50% dei mondi distopici . . . e mi fa tanto male.
Tognazzi, oltre ad esserne regista,
in quel film recita come attore ed interpreta
la parte dell’ultimo dj “rivoluzionario”
o, come si direbbe oggi, alternativo
nell’Italia della Dimensione Parallela
dove la realtà configurata
in “1984”, o qualcosa di simile,
è diventata decorso realmente esperito.
Sua moglie, Ornella Vanoni, nei panni
d’una giovanile, affascinante femminista
tendenzialmente di vecchia scuola
ma non “integralista” rabbiosa,
anch’ella lavora in radio,
tiene una rubrica di consigli femminili
molto apprezzata . . .
Loro malgrado, entrambi sono costretti
ad andare in pensione nel modo insano
in cui nella loro realtà
ognuno ci va :
all’età di quarantanove anni
tutti devono, per legge,
andare in vacanza : letteralmente,
i cittadini di quell’Italia distopica
a sud dell’Inghilterra di Orwell
che però potrebbe essere ambientata
negli anni ’90 o nei 2000 come
se li potevano immaginare a fine anni ‘70
raggiunta la soglia di quell’età
devono recarsi in dei villaggi turistici in riva al mare. Per legge.
Ad inizio film si nota
un’edicola con un solo quotidiano in vendita
e nessuna rivista, o libro, o altro,
in prima pagina di quell’unico giornale
è scritto che da quel momento in poi
si ha “diritto” di “votare”
dall’età di tredici anni.
Ma anche lì, anche in quel mondo, ci facciamo riconoscere, noi italiani,
anche lì,
sappiamo essere indisciplinati,
molto meno ubbidienti,
ad esempio,
della popolazione dell’Inghilterra
di quella dimensione parallela
come ritratta da Orwell . . . Non solo il personaggio interpretato
da Tognazzi è indisciplinato,
alcuni elementi
sono veri ribelli,
altri esercitano ribellismo adolescenziale
come ombre sessantottine di sé stessi.
Alla gente si chiede di non procreare,
quasi per niente,
sterilizzarsi è una pratica incoraggiata
e per fare figli serve
una autorizzazione dell’autorità preposta.
L’aria che si respira
è quella di un New World Order meno truce
di quelle americanate sui rettiloidi e i microchip,
l’andamento medio della realtà
sembra essere l’esatta via di mezzo
tra la severità disumanizzante di “1984”
e il politically correct radicale
del film “Demolition Man”
erto a legge totale
con tanto di linguaggio
pulitino e precisno implementato
quale unica possibilità dialettica
. . . “Demolition Man”,
colossal hollywoodiano
con Sylvester Stallone
ma sempre opera di un regista italiano,
Marco Brambilla . . .
La differenza rispetto
all’Inghilterra distopica di Orwell infatti
consiste nel fatto che
né nei post – Stati Uniti di “Demolition Man”,
né nella post – Italia de “I Viaggiatori della Sera”
viene contemplata la possibilità di usare turpiloquio
o men che meno il linguaggio dell’odio,
una realtà di sciovinistica
educazione paranoicamente parossistica,
ostentata non intenzionalmente
ma per forma mentis di persone
che non hanno mai conosciuto altro,
un qualcosa, direi, di più semplice
del politically correct che ultimamente
va di moda per criptare maldestramente
la persistenza di discriminazioni e persecuzioni
in una realtà virtuale
prepotente e ubbidiente – ubbidiente e prepotente, già . . .
. . . nel film americano
ambientato nel 2032
i biochip a dire il vero esistono
e se imprechi in luogo pubblico
una voce gentilmente petulante ti avvisa
che hai commesso un’infrazione amministrativa
e da macchine disseminate dovunque
ti esce una multa
tanto irrisoria
a livello economico
quanto grottesca
a livello umano. . .
. . . nel film di Tognazzi invece,
semplicemente, parlare come si mangia,
o usare espressioni volgari
o tentare di essere
VERAMENTE intellettuali
sono tutte modalità stigmatizzate
come retaggio dei vecchi e per i vecchi,
nessuno ti multa
se imprechi,
sei vuoi leggere un libro puoi farlo
ma la cosa è considerata
inutile e superata . . .
Sembra un po’ stupida ma anche pacifica
la realtà ritratta nel film,
ma non tanto meno crudele è, di fatto,
rispetto all’Inghilterra di Orwell
quell’Italia distopica che è legittimo
presupporre essere relitto
post-nucleare o rimasuglio di Madre Terra
dopo una devastazione ambientale
peggio di quella che possiamo osservare
nel nostro livello dimensionale – vedi il film,
cara lettrice, caro lettore
e capisci
il perché
da te – ti anticipo solo che uno
degli elementi chiave è un gioco di gruppo
che ricorda il Mercante in Fiera . . . credo sia
la prima volta in Vita mia
che linko un indirizzo internet
nel corpo sacro di una poesia → https://www.youtube.com/watch?v=TmqsU1fhS7Y .
. . . anche Internet è, o sarebbe, SACRO, in realtà, comunque.
I baffi di Tognazzi in quel film
mi ricordano i baffi del mio nonno materno, a proposito di anziani,
ed il modo in cui il nipotino Anton Luca gli rompe le scatole
chiedendogli di non parlare in modo
volgarmente scherzoso alla radio
mi ricorda me stesso da bambino
quando dicevo agli adulti di non fumare
e inconsciamente presentivo
che, come si suol dire, me la stavo “chiamando”,
che sarei diventato
tabagista, anche io, una volta adulto. Va beh, succede . . .
Punti d’osservazione del tempo differenti
nell’Eternità che in realtà
non conosce varianti
eppur le inventa tutte.
Sincronismo d’Infiniti
nell’Infinito Continuo Presente
e anche, di Infiniti, dissonanze . . .
Anche non volendo credere
all’idea quantistica che considera
essere realmente esistenti
in potenza o in fieri o in atto
i mondi ritratti
dalla carta o dallo schermo
o anche solo immaginati
senza costruirvi storie da narrare
l’Italia distopica ritratta
dallo scrittore Umberto Simonetta
e resa in chiave filmica
da Tognazzi in maniera
audace e spregiudicata,
coraggiosissima per l’epoca,
come ho detto prima
si tratta di una pellicola
del 1979 . . . e la chiamo pellicola apposta
perché all’epoca i film venivano impressi
su quella affascinante, inquietante, fantasmatica
materia bidimensionale – sia ben chiaro,
non sono contrario
al formato digitale.
Sono contrario alla perdita della Coscienza e degli Affetti.
Mi sono ritrovato tra i Viaggiatori della Sera
anche stando dentro casa mia
durante la convalescenza
dall’influenza favorita
da spray conduttori
che graffitano il cielo
di un bianco asimmetrico,
un’influenza divulgabile, o attivabile, da remoto, a volte . . .
Che Dio / Dea ci aiuti
a mantenere SEMPRE un Cuore
senza però farci fregare.
L’evoluzione infatti è proprio questo:
poter amare
senza lacrime amare
e magari anche scevri
da dolcezza artefatta implosiva
come zuccheri sintetici nascosti
nello strato subatomico del nutrimento
fisico e spirituale – reale e simbolico
di cui ci nutriamo quando dimoriamo
entro i Reami di Madre Materia.
Paolo “Assurdo” Paoletti