In realtà un discorso applicato alle abitudini delle moltitudini è doveroso quando si parli di coscienza ambientalista, lo si dice da anni, ma attenzione se è vero che le abitudini dei molti incidono è altrettanto vero che esse non sono la causa principale del disastro ecologico.

Anche perché queste abitudini o vizi, se si preferisce, sono conseguenza di un pensiero, di un modello sociale, di una filosofia nutrita ed implementata dal potere.

Però non ci si può fermare alla superficie in un momento come questo, in cui l’ipocrisia verde diviene metodo di controllo e forma di oppressione sociale.

Questa modificazione, necessaria, del pensiero diffuso però non deve essere solo a carico del (cosiddetto) popolo.

Non ha alcun senso, infatti, chiedere di lavarsi di meno, di limitare i propri consumi se, a monte, i padroni della produzione e della finanza non hanno alcuna intenzione di modificarsi, anzi, navigano in un oceano di plastiche , fumi nocivi, prodotti alimentari intossicati da metalli pesanti e pesticidi; per non parlare delle loro guerre che inquinano e deteriorano aree di pianeta in modo irrimediabile o della loro concezione di agricoltura ed allevamento.

L’ipocrisia si manifesta in modo visibile nella Grande Distribuzione, per esempio, sempre più impestata dalla plastica (fatevi un giro nell’ecologistissima Coop se volete vederne tonnellate).

Vogliamo parlare dell’elettrico? Una delle maggiori levate d’ingegno? Della sua portata inquinante e del suo prezzo ambientale?. Oppure sulla follia totale di ritenere il nucleare una energia verde. Facciamo, volendo, due chiacchiere sulla digitalizzazione per il medesimo motivo (terre rare, litio, inquinamento da materiali e batterie)? Per non fare domande , poi, sulle reali finalità di queste operazione pompate oltre ogni misura

Chi scrive è vegano, ambientalista, ha operato per anni nella Decrescita Felice… ma non è ancora cieco (sebbene un glaucoma lo stia portando verso quella fine) e, davvero, basta guardarsi attorno per vederla grondare, l’ipocrisia.

L’asservimento della politica agli interessi delle multinazionali, che trova nell’Europa finto-Unita il suo maggior propagandista e vettore è palese, palpabile e lo si è visto all’ennesima potenza durante la parentesi (mai veramente chiusa) della pseudo-pandemia…. ma non solo.

È evidente nella folle diplomazia guerrafondaia, demenziale e schiava degli interessi dei costruttori di armi e del padrone USA.

Forse che la guerra a base di uranio impoverito, morte e devastazione è ecologicamente accettabile? Pensate! Fatevi delle domande… e non lo dico ai lettori abituali di questo blog che già se le fanno, ma ai molti che squittiscono d’ecologia mentre attorno a loro c’è solo devastazione e noncuranza.

Questo è ovviamente solo un accenno d’un punto di vista, ma il pensiero è l’unica strada per trovare una soluzione, certamente necessaria, ma che deve partire dall’umanesimo e dalla circolarità piuttosto che dall’astuzia ipocrita e dannosa del potere.