Scrivere oggi è un lavoro spesso disconosciuto, sottovalutato. In un contesto in cui abbondano gli scrittori e i poeti. In cui molti pretendono di scrivere, ma nessuno legge. In cui non appena si raggiunga un poco di fama che si fa? Si scrive un libro, magari con l’ausilio di uno scrittore-fantasma ( anche questi abbondano) con una operazione spesso denominata editing.

È la fama, per quanto fittizia, del presunto autore che conta, per i contenuti ( che spesso nemmeno servono) c’è il lavoro editoriale e oggi, in grande ascesa, l’Intelligenza artificiale.

Per gli scrivani, che magari qualche cosa da dire anche l’avrebbero, c’è l’autopubblicazione e per i più pretenziosi ed abbienti l’editoria a pagamento.

È così che piccoli capolavori giacciono sulle piattaforme di auto-pubblicazione on line, perché l’autore è troppo povero per dare il rilievo e respiro alla sua opera.

Nel frattempo l’editoria a pagamento si pasce dei “romanzi nel cassetto” di milioni di scrivani.

L’Auto-pubblicazione senza una piccola dose di fama ed un poco di denaro contante è spesso un Cul de Sac, un vicolo cieco, una strada senza uscita. Ed è spesso essa stessa vittima di operazioni di marketing estreme

Eppure sarebbe necessario che si leggesse di più, che gli autori emergenti (qualsiasi sia la loro età)venissero valorizzati. Farebbe bene all’intelligenza collettiva, nutrirebbe la capacità di critica e di visione, ci proteggerebbe dal pensiero unico dilagante, ma anche i tentativi di editoria d’alternativa spesso nascono deformi, quando non addirittura morti; un poco per auto-referenza ed arroganza intellettuale, per élitarismo e settarismo, per mancanza di denaro e supporto. È davvero difficile scrivere nell’era del Grande Nulla.

Ve lo possono testimoniare migliaia di scrivani, anche di valore,che restano tali per non essere mai passati da nessun salotto, consacrato o d’alternativa (vera o presunta).

Stendiamo poi un pietoso velo sulla poesia, soffocata da dogmatismi e regole, preda di sapienti fanfaroni dalle numerose attribuzioni accademiche, vittima di linguaggi criptici e formali che sovrastano il senso ed il gusto del dire. Tempi duri… ammesso che siano mai esistiti tempi morbidi per chi scrive.